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«Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni»

Dan Olweus 

Le azioni offensive possono essere perpetrate attraverso:

-l’uso delle parole per esempio minacciando, rimproverando, prendendo in giro o ingiuriando

 ricorrendo alla forza o al contatto fisico, per esempio picchiando, spingendo, prendendo a calci, tormentando o dominando un altro

smorfie o gesti offensivi, escludendolo intenzionalmente dal gruppo o rifiutando di esaudire le sue richieste.

In ambito scolastico è comunque in genere uno studente che si trova, magari suo malgrado, a vivere una condizione di isolamento dovuto a vari fattori: intelligenza, aspetto fisico, condizione sociale, cultura, religione e altri.

Nella definizione proposta da Olweus il bullismo risulta caratterizzato da tre dimensioni fondamentali: 

  1. l’intenzionalità;
  2. la persistenza nel tempo;
  3. la dimensione del potere esercitato sulla vittima.

COS’E’ IL CYBERBULLISMO?

L’era di internet e degli smartphone, dei social network e dei forum digitali, ha dato ulteriori armi in mano ai bulli, pronti a intuire le risorse della rete, come un luogo virtuale, ma concretissimo, dove compiere atti violenti.

Per gli adolescenti Internet rappresenta infatti un contesto di esperienze e socializzazione irrinunciabile. Tuttavia le nuove tecnologie nascondono lati oscuri, come ad esempio l’uso distorto e improprio che ne viene fatto per colpire intenzionalmente persone indifese e arrecare danno alla loro reputazione, facilitato dall’anonimato e dalla potenziale diffusione planetaria delle offese.

COME DIFENDERSI DAL BULLISMO E COME AIUTARE UN RAGAZZO VITTIMA DI BULLISMO? 

I percorsi educativi per combattere il bullismo a scuola devono partire dalla riflessione di chi lavora sul campo, dall’iniziativa e dal coinvolgimento attivo del gruppo docenti.

La legge sull’autonomia scolastica (DPR n. 275/1999) e il suo regolamento attuativo hanno decentrato alle singole scuole l’elaborazione del piano dell’offerta formativa (POF, oggi PTOF : Piano, triennale dell’offerta formativa) come elemento costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche; l’autonomia si sostanzia di interventi “mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo” (art. 1).

Il pericolo è però che il POF si trasformi in un assemblaggio dei diversi progetti o in vane parole. Per questo è importante muoversi per gradi, formare un gruppo di lavoro sul progetto, fare una prima rilevazione del fenomeno e consultare le diverse componenti della scuola, individuare i bisogni e le risorse disponibili, per costruire progressivamente un accordo di intenti che coinvolga a diversi livelli chi lavora, vive e partecipa alla comunità scolastica. La cultura della scuola si esplicita anche nell’organizzazione degli spazi. Vi sono luoghi dell’edificio che se vengono lasciati a se stessi, possono diventare teatro di istinti aggressivi e conflittuali. Occorre inoltre una collaborazione e consapevolezza tra scuola e famiglia, un dialogo costruttivo che crei le condizioni di ritrovare la serenità e l’accoglienza quando questa viene minacciata da gesti di violenza.  

Dott.ssa Antonella Colantoni

Psicologa e Psicoterapeuta

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